Per chi si aspettava uno squarcio sugli esperimenti più noise di Ranaldo, il concerto ha riservato ben altro.
Al di là di una manciata di pezzi ben assestati, il resto è stato - sinceramente - abbastanza scontato.
L'anima più intellettuale, più introspettiva e per certi versi più melanconica e quasi triste dei Sonic Youth ha rappresentato una sorta di saggio di fine anno dei Sonic Youth: ritrovata la forma canzone, inseriti alcuni sprazzi di rumore e dissonanza, Steve Shelley sempre sorridente e indaffarato, l'altra metà della band sempre all'oscuro e mai sopra le righe.
Nessuna "rivelazione", quindi, ma un tranquillo e appagante concerto per nostalgici, una sorta di terapia di gruppo, rafforzata dal fatto che alla fine del concerto nella veste di zio Lee invita chi vuole al box dei gadget "if you want to make conversation" e ha una parola buona per ognuno degli intervenuti... chiede lo spelling del nome per poter autografare il disco e saluta con "thank you for coming".
"We should kill time" diceva Ranaldo in un vecchio brano dei Sonic Youth. E' quello che abbiamo fatto, in fondo. E sono contento di esserci stato.
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